Al festival dei due mondi di Spoleto, il drammaturgo franco ecuadoriano Sergio Blanco ha celebrato l’amore con un monologo denso di contenuti quanto semplice ed immediato da recepire, regalando allo spettatore un viaggio inaspettato e piacevolissimo all’interno della suggestiva cornice dell’Auditorium della stella.
Siamo abituati a considerare l’amore come qualcosa che ci elevi, che ci migliori, veniamo dalla cultura degli stilnovisti, Dante, Cavalcanti, quelli della donna angelo, del sentimento puro che ci trasporta in una sfera spirituale.
Ma l’amore non è questo, nulla come l’amore ci riconduce invece ai nostri istinti primordiali, al nostro io più selvaggio e primitivo.
O forse sono vere entrambe le cose, o nessuna delle due.
Forse l’amore ci porta per mano a riscoprire la bestia che ci abita e che è molto più vicina alla purezza di quanto noi e i nostri costrutti non saremo mai.
Si sacrifica ogni cosa per amore, persino la vita stessa.
L’ Eros, nella più alta accezione del suo termine, porta a Thanatos, l’estremo sacrificio.
Didone docet.
La regina di Cartagine, suicida per amore, è un’apripista, il cui esempio è stato seguito da svariati personaggi storici e letterari, da Romeo a Cleopatra.
Lo stesso Dante affianca il suo amore incontaminato per Beatrice, con la tempesta di sensualità e morte che avvolge Paolo e Francesca.
Non è neppure detto che l’ oggetto del nostro struggimento sia degno di lode, pensiamo ad Eva Braun, innamorata di un mostro e decisa a seguire la sua favola romantica fino alla morte in un bunker.
Allora forse non esiste un solo amore, forse dovremmo proprio smettere di cercare un termine che lo definisca.
Non c’è etica nell’amore, non c’è morale, non c’è diga che possa arginare l’impeto di questo fiume vorticoso che ci sconvolge nel profondo.
L’amore non ha nulla a che fare con il cuore ma moltissimo con il cervello.
È nella corteccia frontale che si sviluppano sentimenti e desideri, la chimica dell’attrazione nasce da una manciata di ormoni che variano la loro presenza nel nostro organismo.
Aumentano i livelli di ossitocina e dopamina, mentre diminuisce la serotonina.
Nascono il benessere, ma anche ansia, follia, perdita di raziocinio e di paura, perché l’amante è coraggioso per definizione.
L’amore ci spinge ai nostri limiti estremi e non può essere chiuso nel recinto della parola nuda.
Giulietta di Shakespeare diceva:
“Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo”.
Ella chiede al suo amato di rinunciare al suo nome, scarnificando il termine, separando significante e significato.
La grande lezione di questo monologo è proprio questa, l’amore non si può definire, non si può circoscrivere in definizioni o dettami etici.
L’amore è ancora e per sempre libertà e schiavitù, dolcezza e violenza, salute e malattia, niente … e tutto.
Un ossimoro dell’anima.
Sergio Blanco – Divina Invención o la celebración del amor
Dal 30 giugno al 2 luglio 2023 Auditorium della Stella
Festival di Spoleto – Divina Invención